IMPERMANENZA

10.01.2024

LE LETTURE DEL MATTINO
Condividiamo il breve brano di Ajahn Chah tratto dal libro "I Maestri della Foresta".



Per svolgere la pratica di meditazione, ricordati di fare attenzione a tutte le varie attività della mente, tutte quelle che ti piacciono e tutte quelle che non ti piacciono, nello stesso modo in cui faresti attenzione a un cobra.

Il cobra è un serpente estremamente velenoso, abbastanza velenoso da causare la morte, se ci morde. È la stessa cosa con i nostri stati mentali. Gli stati mentali che ci piacciono sono velenosi, gli stati mentali che non ci piacciono sono pure velenosi.

Impediscono alla nostra mente di essere libera e ostacolano la nostra comprensione della Verità così come essa fu insegnata dal Buddha.

È perciò necessario cercare di mantenere la nostra consapevolezza sempre, di giorno e di notte.

Qualsiasi cosa tu stia facendo, che tu stia in piedi, seduta o distesa, che tu stia parlando o qualsiasi altra cosa tu stia facendo, dovresti farla con consapevolezza.

Quando sarai in grado di instaurare questa presenza mentale, vedrai che assieme a essa sorgerà la chiara comprensione, e queste due condizioni mentali porteranno saggezza.

Così, consapevolezza, chiara comprensione e saggezza lavoreranno insieme, e tu sarai come chi è "sveglio" sia di giorno che di notte.

Questi insegnamenti lasciati dal Buddha non devono essere solo ascoltati, oppure assimilati a livello intellettuale.

Sono insegnamenti che, attraverso la pratica, possono essere fatti sorgere ed essere conosciuti nei nostri cuori. Ovunque andiamo, qualsiasi cosa facciamo, dovremmo avere questi insegna- menti con noi.

E come "avere questi insegnamenti con noi" o "avere la verità con noi" intendiamo che qualsiasi cosa facciamo o diciamo, la facciamo e la diciamo con saggezza.

Quando pensiamo e contempliamo, lo facciamo con saggezza. Diciamo che chiunque possiede consapevolezza e chiara comprensione fuse in questo modo con la saggezza, è vicino al Buddha.

Quando lascerai questo posto, dovresti praticare riconducendo tutto alla tua stessa mente.

Osserva la tua mente con questa consapevolezza e con questa chiara comprensione, e sviluppa questa saggezza. Queste tre condizioni faranno sorgere un "lasciar andare". Conoscerai il costante sorgere e svanire di tutti i fenomeni. Dovresti sapere che ciò che sorge e svanisce è solo l'attività della mente. Quando qualcosa sorge, poi svanisce, ed è seguita da ulteriore sorgere e svanire.

Sulla Via del Dhamma chiamiamo questo sorgere e svanire "nascita e morte". E questo è tutto, tutto quel che c'è!

Quando la sofferenza è sorta, svanisce, e quando la sofferenza è svanita, poi sorge di nuovo.

C'è solo sofferenza che sorge e svanisce. Quando vedrai le cose così, sarai in grado di conoscere continuamente questo sorgere e svanire.

Quando la tua conoscenza sarà costante, vedrai che questo è davvero tutto quel che c'è.

Tutto è solo nascita e morte. Non è che ci sia un responsabile di tutto questo. C'è solo questo sorgere e svanire così com'è, questo è quanto.

Questo modo di vedere farà nascere una sensazione di sereno disincanto nei riguardi del mondo. Una sensazione di questo genere sorge quando comprendiamo che, in verità, non c'è nulla che valga la pena di desiderare.

C'è solo sorgere e svanire, un essere nati e poi morire. È così quando la mente giunge al "lasciar andare", lasciar andare tutto secondo la sua propria natura.

Le cose sorgono e svaniscono nella nostra mente, e lo sappiamo. Quando la felicità sorge, lo sappiamo. Quando la scontentezza sorge, lo sappiamo.

E questo "conoscere la felicità" significa che non ci identifichiamo con essa come se fosse nostra. Allo stesso modo non ci identifichiamo con la scontentezza e l'infelicità come se fossero nostre. Quando non ci identifichiamo più con la felicità e con la sofferenza e non ci attacchiamo a esse, stiamo semplicemente con il modo naturale in cui sono le cose.

Per questo diciamo che l'attività mentale è come un cobra mortalmente velenoso. Se non lo ostacoliamo, il cobra si limiterà ad andarsene per la sua strada. Benché sia estremamente velenoso, non ne risentiamo.

Se non ci avviciniamo né lo afferriamo, non ci morderà. Il cobra fa quello che è naturale fare per un cobra. Così stanno le cose. Se siete intelligenti, lo lascerete stare.

Lasciate che quel che non è buono sia, lasciate che sia secondo la sua natura. Lasciate che pure quel che è buono sia. Lasciate esistere ciò che vi piace e ciò che non vi piace, allo stesso modo in cui non ostacoliamo un cobra.

Chi è intelligente avrà questo atteggiamento nei riguardi dei vari stati mentali che sorgono nella mente. Quando sorge il benessere, lasciamo che tale sia, ma lo sappiamo.

Ne comprendiamo la natura. Così, allo stesso modo, lasciamo che ci sia ciò che buono non è, lo lasciamo esistere secondo la sua natura. Non lo afferriamo perché non vogliamo alcunché.

Non vogliamo il male e non vogliamo neanche il bene. Non vogliamo né pesantezza né leggerezza, né felicità né sofferenza. In questo modo, quando i desideri giungono al termine, la pace è stabilmente insediata.

Quando questo tipo di pace si è stabilmente insediata nella nostra mente, possiamo farvi affidamento. Questa pace, diciamo, è sorta dalla confusione. La confusione è terminata. Il Buddha definì il conseguimento dell'Illuminazione definitiva una "estinzione". È come estinguere un fuoco. Estinguiamo il fuoco nello stesso luogo in cui esso compare.

Quale che sia il luogo in cui divampa, è proprio lì che possiamo raffreddarlo. È così anche con l'Illuminazione. Il Nibbāna si trova nel saṃsāra. Illuminazione e illusione si trovano nello stesso posto, proprio come avviene per il caldo e il freddo.

È caldo dove era freddo ed è freddo dove era caldo. Quando il calore sorge, scompare la frescura, e quando lì c'è frescura, allora non c'è più calore. In questo senso il Nibbāna e il saṃsāra sono uguali.

Ci è stato detto di porre fine al saṃsāra, il che significa fermare il ciclico cer- chio, sempre in moto, della confusione. Si pone fine alla confusione e si estingue il fuoco. Quando il fuoco esteriore è estinto, c'è la frescura.

Quando il fuoco interiore della bramosia dei sensi, dell'avversione e dell'illusione sono spenti, anche questa è frescura. Questa è la natura dell'Illuminazione, è l'estinzione del fuoco, il raffreddamento di ciò che arde.

Questa è la pace. Questa è la fine del saṃsāra, il ciclo della nascita e della morte. Quando si giunge all'Illuminazione, ecco com'è.

È la fine del continuo girare in tondo e del continuo cambiamento, nella nostra mente è la fine dell'avidità, dell'avversione e dell'illusione.

Ne parliamo in termini di felicità perché è così che la gente pensa che sia, ma in realtà si è andati al di là. È al di là sia della felicità sia della sofferenza. È la pace perfetta.


Testo tratto dal libro

"I Maestri della Foresta" di Achaan Chah, ed. Astrolabio Ubaldini

Achaan Chah emerge come uno dei più eminenti maestri contemporanei all'interno della tradizione buddhista theravada, distintosi come uno dei principali sostenitori della 'Tradizione della Foresta'. Quest'ultima deve il suo nome alla pratica dei monaci che si ritirano nella foresta, ognuno perseguendo il proprio cammino spirituale, ma sotto la guida unica di un maestro di riferimento. Questo approccio impone regole più stringenti rispetto alla norma, abbracciando uno stile di vita austero e, talvolta, rischioso a causa delle sfide presentate dalla giungla.

Con una straordinaria semplicità, un notevole senso dell'umorismo e un'immediatezza paragonabile a quelli presenti nell'insegnamento zen, i discorsi di Achaan Chah, qui raccolti dai curatori insieme a episodi tratti dalla sua vita, veicolano preziosi insegnamenti sulla pratica meditativa. Questi insegnamenti spaziano dai primi passi della meditazione fino a livelli avanzati, offrendo una guida completa e autentica per coloro che cercano il percorso spirituale.

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