LE COSE BELLE

18.09.2024

LE LETTURE DEL MATTINO

 Condividiamo il breve brano "Per rilassarsi veramente bisogna imparare ad apprezzare le cose belle" di Corrado Pensa tratto dal libro "L'intelligenza spirituale. Saggi sulla pratica del Dharma"

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La capacità di apprezzare le cose è una capacità che si rafforza e si approfondisce a mano a mano che la nostra pratica di consapevolezza cresce. 

Spesso noi diamo per scontate tante cose buone e questo è un atteggiamento agli antipodi dell'apprezzare. Infatti darle per scontate significa restare al di fuori delle cose, vuol dire non entrare veramente in contatto con esse. Al contrario, apprezzare denota una certa disposizione all'intimità, una propensione a essere totalmente presenti a qualcosa invece che essere altrove, come appunto succede allorché diamo le cose per scontate, ossia allorché le ignoriamo o al massimo le intravediamo ma certo non le gustiamo.

Apprezzare riposa. Nell'apprezzare l'aria fresca del mattino, il cappuccino caldo, il saluto del barista, c'è una chiara intimazione di rilassamento. Mentre allorché siamo fondamentalmente distratti e irretiti nelle nostre preoccupazioni, siamo anche contratti. Per non dire niente di quella contrazione dolorosa che ci afferra quando siamo intenti a giudicare come negativo o come insufficiente tutto quello che ci accade.

Certo, per diventare più capaci di apprezzare occorre che, grazie al lavoro interiore, sia già nata in noi una piccola base spirituale, fatta di maggior disponibilità alla consapevolezza, alla distensione, alla pace. E dunque un ritrovarsi un poco più liberi dai nostri incubi e dai nostri sogni. Allora può darsi che apprezzeremo quella persona qualunque che aspetta l'autobus, che ci sembrerà bella così come è, al di là delle nostre preferenze e inclinazioni, al di là del suo aspetto, del suo vestiario, della sua età: è un essere umano che si staglia nella luce del pomeriggio, presente e vivo alla nostra consapevolezza. Forse in quell'attimo intuiamo oscuramente ciò che si intende allorché è detto che il bodhisattva gioisce al solo avvicinarsi di un essere vivente. Se cominciamo a ritrovarci un po' semplificati e dunque alleggeriti da opinioni a favore o contro, da attaccamenti, giudizi e contro-giudizi, allora può scoccare quell'attimo di innocenza nel quale l'apprezzamento è di casa, naturale e profondo.

E ci capiterà di stupirci due volte: perché ci accorgiamo di quanto c'è da apprezzare e perché vediamo che per tanti anni ci siamo fatti sfuggire tutto questo. Tanti anni impiegati in quella fuga senza fine che spesso è il nostro modo di vivere, fuga che tutto può Permettere fuorché il riposo dell'apprezzamento.

L'apprezzamento e la gratitudine sono intessuti l'uno dentro l'altra. Quando c'è apprezzamento la gratitudine brilla sullo sfondo oppure risplende già in primo piano: una brezza improvvisa durante una giornata calda accende gratitudine, non diversamente da un sorriso inaspettato. Il presupposto, ancora una volta, è una certa dimestichezza con la consapevolezza. Tanto che si può dire che apprezzamento, gratitudine e consapevolezza sono parenti stretti, in forte rapporto di continuità. E c'è libertà in questa capacità di gustare, apprezzare e gioire (e la gratitudine è gioia): quella libertà che non c'è nella contrazione dell'attaccamento. L'apprezzamento, dunque, è rilassato, mentre, al contrario, l'attaccamento è contratto. Nell'apprezzamento c'è una specie di grazia, un che di spazioso e alato. 


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